in pratica la Fratelli Bandiera verrebbe smembrata e gli attuali plessi accorpati ai due Istituti. Gli esponenti politici prima di partorire questa idea, che per adesso è stata fortunatamente bloccata a livello regionale, non hanno minimamente pensato di confrontarsi con le rappresentanze delle migliaia di docenti e del corpo scolastico tutto, evidentemente dimenticano che quello dell’Istruzione è il comparto statale più numeroso del territorio, nell’ambito territoriale Parma/Piacenza coinvolge circa 18000 addetti che sono anche elettori.
Le organizzazioni sindacali che rappresentano docenti e operatori scolastici, solo durante un’interlocuzione avuta recentemente con il direttore scolastico territoriale di Parma e Piacenza, hanno potuto sapere che la Provincia ha pronto un “piano” da inviare alla Regione che prevede situazioni simili anche per quanto riguarda l’Appennino Est (Istituti Comprensivo di Corniglio, Neviano – Lsignano e Langhirano).
Le ipotesi e le proposte di riorganizzazione della rete scolastica territoriale, anche se Statale, sono di competenza degli enti locali i cui “capi” politici da queste parti, come al solito, si sono mossi senza ascoltare il parere di quanti sono stati eletti a rappresentare le categorie scolastiche e i Consigli d’Istituto, soggetti che rappresentano migliaia di persone.
Tutto nasce dalle norme finanziarie vigenti che impongono una riduzione delle istituzioni scolastiche in tutta Italia (di cui due a Parma), disposizioni rispetto alle quali per adesso la Regione Emilia Romagna ha fatto sapere di non volersi adeguare contestando un errato calcolo dei parametri, posizione che per adesso salva lo status quo.
Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, presente all’interlocuzione con il direttore scolastico territoriale ha fatto notare: “Se il tutto servisse solo per sopprimere posti di dirigente scolastico a noi interesserebbe poco, purtroppo scelte così importanti, specie se non condivise, impattano sull’organizzazione scolastica in generale e quindi anche sul benessere lavorativo di docenti e addetti vari, con il rischio di ricadute non positive sugli incolpevoli scolari” – continua – “recentemente con la Provincia avevamo avuto un confronto nella commissione di concertazione territoriale e queste ipotesi non ci erano state esplicate, un comportamento che non capiamo: il senso civico, se non motivi di opportunità politica, imporrebbero un sereno confronto con gli attori interessati, evidentemente questo non è nelle corde dei dirigenti e degli esponenti dei principali partiti politici del territorio che ancora una volta mortificano le categorie scolastiche”.
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